Claudio Campana

Nota dell'autore

Le informazioni raccolte in questo sito sono il frutto di molti anni di ricerche. Esse sono messe a disposizione di tutti. L'unica raccomandazione che rivolgo ai visitatori è che, qualora intendano estrapolare dei brani dal testo per ripubblicarli sotto qualsiasi forma, si degnino di citare la fonte in segno di rispetto per il lavoro altrui. Grazie.

Introduzione


Molti ricordi d'infanzia mi legano alla ferrovia Airasca-Saluzzo-Cuneo e, in particolare, al tratto ormai chiuso Airasca-Saluzzo.    

Nato a Pinerolo nel 1967, ho trascorso i primi anni della mia vita fra le ristrette mura del "casello 10" di via Santa Maria a Vigone. Avvocato di professione, vivo ormai da molti anni a Robilante, un piccolo centro montano del Cuneese.

Mio padre Giorgio, tecnico delle ferrovie in pensione, iniziò giovanissimo l'attività di cantoniere su quel tratto di linea secondaria.

Ricordo come fosse ora lo sferragliare delle piccole vaporiere, il lento e un po' traballante passaggio delle quasi sempre vuote "littorine" fra i campi di mais e i pioppeti del basso Pinerolese.

Un binario su cui il treno correva poco più veloce di una bicicletta. Tutte le stazioni e i caselli erano abitati da famiglie spesso numerose e la ferrovia rappresentava quel "filo conduttore" fra le stesse, tanto da potersi parlare di una sola grande famiglia ben distinta dalle altre, sia dal punto di vista sociale che economico.

Il 31 dicembre del 1985, una sera fredda e serena che preludeva a uno fra gli inverni più rigidi del XX secolo, l'automotrice che collegava Airasca a Saluzzo, proseguendo poi per Cuneo, percorreva l'ultimo viaggio; un viaggio triste che poneva fine a una storia lunga quasi un secolo.

A oltre tre decenni dalla sua chiusura, è desolante osservarne il degrado: il binario fra Airasca e Moretta è stato divelto, le stazioni svuotate di ogni arredo e funzione, i caselli abbandonati, alcuni segnali arrugginiti, ovunque sterpaglie e macerie. Il tratto fra Cuneo e Saluzzo è ancora attivo per il solo servizio merci, ma ormai ha tutte le caratteristiche di una linea secondaria dimenticata.

Questo legame sentimentale, in un contesto di forte passione, mi ha portato a scrivere questo sito per tutti coloro che, come me, hanno sempre avuto a cuore la sorte di questa e di altre ferrovie marginali della nostra provincia.

Volendo però passare dai sentimenti alla realtà dei fatti, devo dire che scrivere la storia della linea ferroviaria Airasca-Saluzzo-Cuneo si è rivelato un lavoro meno agevole del previsto. Non è stato possibile, infatti, formulare una cronologia di avvenimenti che la riguardassero nella sua interezza, salvo che per la fase dei primi studi.

E' stato necessario, pertanto, scrivere tante storie quanti erano i tratti di linea che la componevano, cercando poi una logica connessione fra le stesse in modo da rendere il più possibile organico il contenuto del testo.

Questa linea fu concepita quale "ferrovia pedemontana", ossia finalizzata a collegare strategicamente e commercialmente gli sbocchi delle numerose e importanti valli alpine occidentali con Torino (verso nord) e con il mare (verso sud), facilitando gli scambi dell'industrializzato Pinerolese e della fertile pianura di Saluzzo con Cuneo, Savona e Nizza.

Un asse ferroviario pensato, quindi, per potenziare l'economia delle valli, ma anche molto utile dal punto di vista militare, proprio perché non lontano dalla frontiera.

La prospettiva di collegare Airasca con la Valle Susa ampliò ulteriormente il respiro di questo ambizioso progetto che avrebbe così coinvolto tutta la catena alpina sud-occidentale del Piemonte, nonché la fascia di pianura posta ai suoi piedi. Anzi, si immaginò addirittura di far rientrare l'Airasca-Saluzzo-Cuneo quale tratto della linea "subalpina internazionale" Ginevra-Nizza.

Ma, come vedremo, quel sogno grandioso e unitario dei primi tempi svanì di fronte a una realtà fatta di brevi e sofferti tratti di linea che, nonostante abbiano poi insieme "composto" quell'agognata ferrovia, conservarono sempre la loro individualità, soprattutto nella difficile fase delle soppressioni dei cosiddetti "rami secchi" negli anni '80.

Questo sito vuole, insomma, ripercorrere le tappe di una storia piuttosto travagliata - irta di ostacoli e contrasti, ma anche fatta di speranze e illusioni - che ha visto la classe politica piemontese della seconda metà dell'800 fortemente impegnata nel perseguire l'obiettivo di questo strategico collegamento ferroviario e delle sue diramazioni, oltre che degli altri tronchi cuneesi dall'avverso destino.

Si propone, inoltre, di indurre il lettore a riflettere sui motivi che hanno "giustificato" la soppressione di alcuni di questi tratti, con uno sguardo alle prospettive per quanto ancora rimane, soprattutto alla luce dei sempre più pressanti problemi inerenti il traffico su gomma.

Non vuole essere però solamente un sito storico, bensì anche rivolto alla descrizione delle principali caratteristiche tecniche delle ferrovie trattate, con l'aggiunta di alcune curiosità del passato e del presente.

Tutto questo, con la speranza di suscitare vivo interesse nei cultori del settore, ma anche di avvicinare agevolmente alla materia i meno appassionati.

Claudio Campana

Ferrovia Airasca-Saluzzo (1997): il casello 10 di Vigone (foto C. Campana).